mercoledì 16 dicembre 2015

8 Dicembre 2015: contro il Cop 21 per la sovranità alimentare. L'agricoltura contadina raffredda la terra e alimenta le lotte!

Quello che ci rimane di Martedì 8 Dicembre, la nostra giornata contro il Cop21, non sono di certo gallerie fotografiche ed articoli di giornale.
Solo Repubblica Firenze si è accorta di un migliaio di contadini scesi in piazza e passati in corteo festante per le vie del centro fiorentino. Per la restante stampa locale, zero.
Eppure quello che abbiamo visto dalle 10 di mattina fino alla sera è stata una piazza attraversata da migliaia di persone avvicinatesi al mercato contadino della Fierucola per fare acquisti, curiosare, ascoltare gli interventi susseguitesi ai microfoni aperti o per partecipare al pranzo condiviso organizzato grazie alla partecipazione di tutte e tutti.
Abbiamo ascoltato molti interventi durante tutta la giornata, interventi che hanno presentato il programma della giornata, ma soprattutto che ne hanno spiegato il senso.
Quello presente in p.zza Ss. Annunziata infatti non è un movimento d'opinione ma una rete reale di lotte: contadini, produttori, artigiani e compagni attivi ognuno secondo i propri interessi, le proprie passioni, le proprie vite, tutte e tutti uniti nel progetto di costruzione di un'alternativa agricola, economica e sociale opposta a quella dominante.

Tra i tanti interventi abbiamo potuto ascoltare quelli del Comitato per Mondeggi Bene Comune; del Rovo, un cascinale con relativa area agricola recuperati da attivisti del quartiere compreso fra il Gignoro e Rovezzano; dei ragazzi e le ragazze di Terre di Lastra, attivi dall'altra parte della città ma mossi dagli stessi principi; della Rete Semi Rurali, che lotta contro il “copyright dei semi” e per la biodiversità; dei GAS presenti in città ed anche un bell'intervento telefonico proveniente dal Presidio di Venaus NO TAV, che ci ha inviato un messaggio di solidarietà da parte del corteo che contemporaneamente si stava svolgendo nella Val di Susa.
A parlare al microfono anche l'ex Presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltura) che ha difeso la lotta in atto a Mondeggi. È importante per noi sottolineare quest'intervento perché suona come un autorevole risposta agli attacchi che il sindacato contadino oggi riversa sull'occupazione di Mondeggi, prestandosi al ridicolo gioco della lamentela legalitaria. Secondo la Cia infatti l'occupazione violerebbe, tra le altre, le normative di produzione e fiscali, danneggiando quindi i produttori concorrenti. Andrea Terreni quindi ha giustamente riportato il discorso su di un piano meno farsesco sottolineando come tale lotta non danneggia assolutamente gli altri produttori ma anzi li rafforza, entrando frontalmente in conflitto proprio con quell'ordine legale che schiaccia le piccole produzioni a favore dell'agricoltura industriale.

I tanti presenti hanno poi dato vita ad un corteo riuscitissimo. Aperto dalle carriole e seguito dai vari spezzoni delle realtà presenti, con la determinazione nelle idee e la gioia della lotta, il corteo ha saputo raccontare come l'ambientalismo, da troppi anni relegato allo status di movimento d'opinione incapace di inserirsi su di un terreno di lotta locale e quotidiano, trovi nella lotta contadina una sua identità forte.
L'agricoltura assorbe un terzo dei lavoratori di tutto il mondo e contribuisce ad un mero 6% del PIL globale, a prova della sua sostanziale sottomissione nella gerarchia economica. Ma essa è al centro del rapporto tra uomo e ambiente, rappresenta la principale attività umana nella gestione delle risorse naturali e va sempre più minacciando gli ecosistemi. Più in generale, quello che siamo vivendo è un conflitto strutturale sul futuro del cibo, tra uno scenario di ulteriore evoluzione del modello produttivista tramite l'applicazione delle scienze della vita ed uno fondato sull’approccio agroecologico e sulla centralità dell'agricoltura di piccola e media scala, legata al territorio e caratterizzata da una vocazione multifunzionale: essa ha tutto il potenziale di svilupparsi in sinergia con altre attività, produrre cibo sano e nutriente, tutelare il territorio gestendone responsabilmente le risorse naturali, restituire dignità al lavoro, mantenere le comunità rurali e i loro valori culturali. Nello specifico, nel mondo attuale e al di là di ogni retorica produttivista, l'agricoltura contadina si dimostra più produttiva di quella industriale per unità di terra e ancor più per unità di energia esogena immessa. Se poi si guarda anche alla qualità nutrizionale del cibo il paragone non ha neanche senso di essere posto. Nonostante la situazione di svantaggio strutturale in cui versa, essa continua ad impiegare globalmente circa il 30% delle risorse agricole assicurando il 70% degli alimentazione umana attraverso una filiera 'corta'.
Oltre a tutto ciò abbiamo presentato non solo i protagonisti della resistenza contadina, gli unici che oggi garantiscono la possibilità di acquistare prodotti fuori da questo sistema di produzione, ma anche un ampio progetto di mutuo soccorso e reciproco sostegno fra le lotte.
Mettendo insieme i vari pezzi che dal nord al sud uniscono la RiMaflow, fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio, i progetti SfruttaZero, Solidaria, Eat the Rich alle lotte sul territorio fiorentino abbiamo rappresentato quello che appare oggi come un embrione di una rete capace di sostenere economicamente le produzioni resistenti e conflittuali, ma soprattutto capace di dare risposte concrete da contrapporre ai vaghi e pretestuosi documenti elaborati dalle varie Conferenze delle parti (di Parigi, Copenhagen, Kyoto...)
Infatti l'aggressione dei territori da parte delle grandi aziende si è fatto sempre più predatoria, proprio grazie alle politiche attuate da Regioni, governi nazionali ed Ue, tutte perfettamente allineate, in nome della crescita, dell'uscita dalla crisi e magari anche della riconversione ecologica, ma che si concretizzano poi in:
  • Liberalizzazione delle espropriazioni di materie prime: dai marmi delle Apuane ceduti dalla Regione Toscana, passando per la moltiplicazione delle grandi opere come inceneritori, nuovi aereoporti, tunnel tav e centrali geotermiche fino agli scavi petroliferi in centro e sud Italia benedetti dallo Sblocca Italia.
  • Legislazione Ue che apre agli ogm e favorisce le produzioni industriali, vessatoria nvece verso i piccoli produttori, sepolti da richieste di certificati, patentini, tasse e obblighi fuori dal buon senso (oltre che dalla giustizia sociale).
  • Privatizzazioni delle terre, delle infrastrutture, degli enti sociali.
  • Speculazione sulle energie cosiddette rinnovabili, sul commercio delle quote di emissione di Co2

Quello che ci rimane di Martedì 8 Dicembre è quindi un'ipotesi di lavoro. Vogliamo lavorare con tutte e tutti i presenti alla giornata, promotori, aderenti e partecipanti, alla costruzione di una rete “fuori mercato”, un tentativo concreto di mettere in connessione operativa una serie di realtà contadine, operaie e sociali dentro un quadro economico autogestito e alternativo alla GDO e alle logiche di mercato. Con la consapevolezza che questo non può eludere il fattore conflitto sociale,

ma che anzi solo sperimentando su questo terreno il conflitto può essere ad un tempo opposizione all'esistente e prefigurazione d'una alternativa. Aspetto non irrilevante se guardiamo al passato dei movimenti “di sinistra”.

martedì 15 dicembre 2015

PRANZO CONDIVISO in Sant'Apollonia - SAN LORENZO ANTIFASCISTA Sabato 19 ore 12

PRIMA GLI ITALIANI! Così titola la manifestazione che Sabato 19 alle 15 i fascisti di Casaggì e Fratelli d'Italia organizzano in San Lorenzo allo scopo di speculare sulla crisi economica per alimentari divisioni, odio e violenza.

San Lorenzo, da sempre quartiere vissuto da persone d'ogni parte del mondo, rifiuta categoricamente ogni manifestazione razzista e fascista e perciò invitiamo tutte e tutti a partecipare ad un pranzo condiviso per poi andare a volantinare nel quartiere e posare un ricordo sul luogo in cui Casseri, il militante di Casapound che assassinò a freddo due venditori ambulanti, colpevoli di essere neri di pelle.

Che la risposta di chi vive questa città e questo quartiere sia ampia e decisa:
nessuno spazio a fascisti e razzisti!
nessuno spazio a chi specula sulla crisi per alimentare odio e violenza!

Ore 12.30 Pranzo condiviso (porta qualcosa da condividere con gli altri commensali)

Ore 15 Inizio volantinaggio nelle vie limitrofe

https://www.facebook.com/events/1529382880709685/


VERTENZIALITA' AUTONOMA DENTRO E AI MARGINI DEL MONDO DELLA FORMAZIONE: Dibattito, aperitivo e djset 18/12


sabato 12 dicembre 2015

di MANO in MANO: mercatino dell'usato e del baratto in Polveriera! 20 DICEMBRE


Domenica 20 Dicembre nel chiostro di Sant'Apollonia si svolgerà il primo mercato dell'usato, del riciclo e del baratto! Questo mercato vuole essere un occasione per chi è in difficoltà e un momento di confronto per quanto riguarda il riciclo e ri-uso di oggetti. 
Dalla mattina fino a che fa buio il chiostro si riempirà di banchi di oggetti usati, non sono ammessi commercianti ne profittatori, questo sarà un mercatino anti-crisi!
Tutta la giornata è auto-organizzata quindi RISPETTA IL POSTO E LE PERSONE!

per partecipare con un banco proprio contatta gli organizzatori!

Il chiostro dell'ex convento di Sant'Apollonia si raggiunge da via santa Reparata 12, a metà strada fra piazza Indipendenza e piazza SanMarco!

venerdì 11 dicembre 2015

Mercato contadino e delle autoproduzioni 13 DICEMBRE

ogni seconda domenica del mese nel chiostro della Polveriera (via santa reparata 12r firenze ) prende forma il mercato contadino e delle autoproduzioni artigianali.

_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Stiamo inoltre avviando il percorso per rendere operativo il sistema della GARANZIA PARTECIPATA, nel quale il produttore mette a disposizione il proprio campo, orto, azienda, cucina o laboratorio per visite aperte ad altri produttori e consum-attori.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l'abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un'azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L'assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo. per informazioni scrivere a mercatopolveriera@gmail.com

L'ASSEMBLEA PER PARTECIPARE AL MERCATO DI DOMENICA 10 GENNAIO SI TERRA' MARTEDI 5 GENNAIO ALLE ORE 19.


PROGRAMMA:
Dalle 9 alle 22 vendita di verdure, frutta, formaggi, miele, vino, carne, pane, erbe aromatiche e medicinali, saponi naturali, artigianato naturale.

ore 15 concerto dei Pamplona!


dalle 18 aperitivo in LaPolveriera SpazioComune e serata trash

giovedì 3 dicembre 2015

Aeroporto e inceneritore: le conseguenze per l'area fiorentina - Lezione di urbanistica in Polveriera 5/12


Lezione di urbanistica sulle conseguenze della costruzione di aeroporto ed inceneritore nell'area metropolitana fiorentina, sia a scala locale che territoriale.
Lo scopo è quello di comprendere come ciascun intervento puntuale si inserisca in una strategia d'azione più ampia calata dall'alto, con il conseguente stravolgimento degli equilibri territoriali esistenti.

Interverranno:
- Giorgio Pizziolo, docente di urbanistica presso l'Università di Firenze, Facoltà di Architettura
- Ilaria Agostini, docente di urbanistica presso l'Università di Bologna, Facoltà di Architettura
- Daniele Vannetiello, docente di urbanistica presso l'Università di Bologna, Facoltà di Architettura

PROGRAMMA
Lezione d'urbanistica e dibattito >> ore 17:30
Aperitivo >> ore 19:00
A seguire >> un po' di musica, chiacchiere e relax

Evento FB QUI

domenica 22 novembre 2015

Dal NO al nuovo Isee alla nuova occupazione per il diritto allo studio dell'A.S.L. di via Ponte di Mezzo 27

COME AVEVAMO PREVISTO

Che la riforma dell'ISEE approvata dal Governo Renzi avrebbe aggravato il classismo dell'Università italiana lo affermammo già mesi fa, quando ancora i suoi effetti non erano ancora visibili.
Ma come spesso accade a chi fa politica dal basso – cioè nei gruppi informali o auto-organizzati, come i collettivi universitari nel nostro caso –, dopo mesi passati a percepire le preoccupazioni dei propri compagni universitari di fronte a una nuova riforma o una manovra del governo, ci si trova a constatare di aver avuto malauguratamente ragione.
Per mesi infatti abbiamo analizzato e commentato la riforma del nuovo ISEE, denunciando la prevedibile riduzione dei servizi sociali – studenteschi ma non solo – che avrebbe provocato.
Questo perché, facendo tesoro di ciò che ci hanno trasmesso le mobilitazioni contro le riforme di scuola e università e contro i tagli dell'austerity europea, riuscivamo a riconoscere in quella manovra una nuova preoccupante modalità di gestione delle risorse pubbliche, intrapresa dai governi in “tempi di crisi”. Una riforma che appariva in modo evidente come il tentativo da parte del Governo di risolvere il problema dei troppi studenti che risultavano idonei e tuttavia non beneficiari di borse di studio. Questo avveniva e avviene perché dal 2008 il Diritto allo Studio – inteso come voce di investimento pubblico – riceve sempre meno denaro, in modo costante e al di là del colore del governo (sempre che si creda che differenze “di colore” esistano fra gli attuali partiti in Parlamento), parallelamente all'acuirsi di una crisi che rende sempre più povera la maggior parte della popolazione.
In questo contesto l'aumento costante degli idonei non beneficiari (cioè tutte quelle persone riconosciute in difficoltà economica dallo stato ma non aiutate per mancanza di fondi) avrebbe costituito una bomba ad orologeria.
Tornando al nuovo metodo di calcolo dell'Isee, possiamo adesso vedere come gli effetti pronosticati, cioè la diminuzione dei servizi erogati e un aumento generalizzato delle rate, si siano verificati con maggiore gravità del previsto. Questo perché gli enti regionali, oltre ad aver accettato acriticamente le nuove disposizioni, non si sono minimamente organizzati per renderne meno duri gli effetti immediati. In particolare, il nuovo metodo di calcolo prevede – rispetto al precedente – anche il conteggio delle borse di studio percepite, i redditi di eventuali conviventi per chi ha genitori separati, o il conteggio dei redditi di fratelli e sorelle (prima venivano calcolati solo al 50%); in aggiunta l'Ispe non si basa più sull'Ici ma sull'Imu (un cambiamento assolutamente non trascurabile se si considera che un immobile con rendita catastale pari a 500 euro, se prima aveva un valore ai fini Ici pari a 75 mila euro, ora ha un valore ai fini Imu di 120 mila euro).
Insomma: “siamo diventati ricchi e non lo sapevamo”, come recita l'ironico slogan degli Studenti contro il nuovo Isee.


LE COLPE DELLA REGIONE

La Regione Toscana, governata da Enrico Rossi e il Partito Democratico “dal volto umano”, ha applicato i nuovi valori di calcolo senza considerare che questi, praticamente e nell'immediato, avrebbero escluso dalle graduatorie molti dei vecchi beneficiari di alloggio e borsa di studio. Questi si sarebbero di conseguenza ritrovati dall'oggi al domani senza casa e senza sostegno economico, pur avendo mantenuto in sostanza la medesima condizione economica dell'anno precedente.
Non avendo dato ascolto alle sirene dei collettivi e degli analisti più critici, nulla è stato fatto per renderne meno duri gli effetti.
Di fronte a questa emergenza, tramite l'auto-organizzazione degli studenti, si è potuto creare un fronte di protesta unito che ha aggregato non solo i collettivi universitari fiorentini ma anche decine di studenti fra quelli direttamente colpiti dalla riforma, oltre a molti altri solidali.
Sono trascorse settimane di assemblee e proteste di forme diverse, ma dal contenuto sempre univoco: il nuovo sistema di calcolo dell’Isee entrato in vigore a gennaio 2015 è una truffa con cui ci stanno privando del diritto allo studio: gli ormai vigenti parametri di calcolo fanno risultare più alti i redditi delle famiglie, pur essendo rimasti immutati li redditi reali.
Come ammette Carmelo Ursino (non un "agitatore dei centri sociali", ma il vicepresidente dell'Associazione Nazionale degli Organismi per il Diritto allo Studio Universitario):

la percezione è che il nuovo Iseeu comporterà una contrazione delle domande e di conseguenza del numero degli idonei, […] non è un segreto che i soldi a disposizione del diritto allo studio sono sempre di meno, per il combinato disposto di diversi fattori: il Fondo integrativo nazionale inserito nel patto di stabilità, la titolarità in mano alle Regioni che a loro volta subiscono tagli. Ormai la gestione delle nostre aziende è molto complicata, sarebbe necessaria una revisione profonda di questo fondamentale pezzo del welfare”.

Le richieste immediate della mobilitazione sono sempre state le stesse, quelle necessarie ad affrontare il disagio provocato (VEDI):
  • Proroga dei tempi di uscita dagli studentati.
  • Reinserimento immediato di tutti gli ex-beneficiari di borsa di studio, posto alloggio e contribuzione ridotta.
  • Eliminazione del calcolo ISPE dai requisiti di accesso ai benefici del DSU.
  • Aumento delle soglie ISEE di accesso ai benefici del DSU e riapertura del bando 2015/2016 per non escludere le matricole a causa dei nuovi criteri di calcolo ISEE.

L'ESITO DEL CONFRONTO

Il confronto con la Regione non ha fruttato nessuna soluzione reale, ma solo delle proroghe all'uscita forzata dagli alloggi e alla scadenza per il pagamento delle rate (VEDI). Lo scopo – secondo loro – era di dare agli studenti esclusi il tempo di trovare una nuova abitazione. A nostro avviso invece con queste decisioni hanno provato solo a guadagnare tempo, sperando che nel frattempo l'interesse dell'opinione pubblica e dei media scemasse, mentre il fronte della protesta avrebbe esaurito la sua energia, logorato da false promesse, ipocrisie e chiusure. Perché, fondamentalmente, la Regione e il DSU non hanno né il coraggio né tantomeno la volontà politica di affrontare un disagio che almeno a parole riconoscono, ma che attribuiscono esclusivamente alla mancanza di fondi e alle riforme “imposte dall'alto”. L'assessore Monica Barni ha sostanzialmente ammesso la sua attuale impossibilità di mettere mano alla situazione, promettendo una revisione del calcolo e/o delle fasce fiscali – dal prossimo anno.
Ma chi altri se non loro dovrebbe mediare fra i bisogni degli studenti, delle famiglie e di tutte quelle persone bisognose delle prestazioni sociali agevolate (istruzione, sanità, asili nido, case popolari ecc.) legate all'Isee? Al contrario, gli enti locali se ne lavano le mani adducendo motivazioni burocratiche.


LA DECISIONE DI OCCUPARE

A questo punto l'urgenza di risolvere l'emergenza abitativa di alcuni studenti non più alloggiati, sommata alla determinazione di un gruppo di studenti riuniti sotto il denominatore comune di Studenti contro il nuovo ISEE, ha portato alla decisione di prendere possesso di una palazzina abbandonata da 6 anni ma perfettamente agibile, in grado di ospitare circa 60 persone.
Si tratta di un immobile della ASL oggetto di indagini a causa di uno strano giro di proprietà costato alla Regione ben 4 Milioni (VEDI). E poi dicono che i soldi non ci sono!

L'occupazione è iniziata la mattina di Sabato 14 Novembre, cinque giorni dopo l'ennesimo rifiuto del DSU che, scaduta l'ultima proroga, ha iniziato a sanzionare gli 8 studenti rimasti nelle loro abitazioni nonostante avessero perso la borsa di studio (e con essa il posto alloggio nelle residenze universitarie). L'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario non si è mai presa carico della responsabilità di buttare questi studenti in mezzo alla strada, eppure non ha avuto rimorsi nel farlo, tentando di costringerli ad abbandonare le stanze con il ricatto e l'intimidazione di una penale di 10€ al giorno, quello che tra l'altro a Firenze sarebbe un affitto a prezzo di mercato.
Ovviamente questo per noi era inaccettabile e abbiamo dunque deciso di farci carico in prima persona della risoluzione del problema, lottando per i nostri diritti:

Abbiamo occupato perché era l’unico modo per chiedere una trattativa con il DSU Toscana, l’Università di Firenze e la Regione Toscana. Siamo disposti a uscire solo quando le istituzioni si faranno davvero carico di garantire il diritto allo studio a tutti e tutte, mettendo a disposizione le risorse necessarie e fornendoci una sistemazione abitativa dignitosa. Nelle settimane in cui ci siamo mobilitati abbiamo sempre trovato interlocutori ambigui senza alcun interesse ad avviare una dialettica con noi o semplicemente a provare a comprendere la natura del problema, persone che hanno minimizzato, giocando allo scarica barile con le responsabilità di questa situazione.
Le istituzioni hanno usato la solita scusa per non assumersi le proprie responsabilità: per il diritto allo studio e alla casa non ci sono risorse. Eppure la storia dell’edificio che abbiamo occupato dimostra il contrario.” 
(dal comunicato degli Studenti contro il nuovo ISEE)

A questo punto la Regione – evidentemente colpita nel vivo, cioè negli interessi economici che girano intorno a questa palazzina – ha accettato di incontrarci ad un tavolo alla presenza del Rettore Luigi Dei, promettendo di:

  • accelerare le pratiche per l'apertura di un nuovo studentato a Sesto Fiorentino,
  • battere i pugni sul tavolo alla Conferenza Stato-Regioni per la rimodulazione dell'Isee (ma non prima dell'anno prossimo, non c'è fretta!)
  • lavorare ad una nuova Borsa Servizi che vada a lenire gli squilibri della riforma
  • aprire all'ipotesi di dedicare la palazzina di via Ponte di Mezzo 27 ad un ulteriore studentato (ovviamente vincolando l'ipotesi ad una nostra uscita dall'occupazione)

Questa è la situazione al 20 Novembre, dopo soli sei giorni dal salto di qualità della mobilitazione degli Studenti contro il nuovo ISEE, che dalle prime proteste ad oggi ha visto una radicalizzazione del confronto/scontro con la Regione, e di conseguenza delle pratiche di lotta scelte.
Parliamo di "salto di qualità" quando ci riferiamo a quest'occupazione perché è maturata dall'organizzazione di un comitato di lotta ampio, partecipato da più studenti e collettivi, che ha saputo generalizzare le proprie rivendicazioni senza perdere di vista gli obiettivi pratici più immediati e diretti alla soluzione di un problema concreto: quello dell'insostenibilità degli studi universitari oggi. A partire dall'emergenza casa di coloro che hanno perso l'alloggio o che neanche hanno fatto richiesta di borsa di studi a causa della disillusione di fronte al nuovo metodo di calcolo, le assemblee hanno portato ad un allargamento di campo verso tutti gli interessati dalla riforma dell'ISEE – quindi pensionati, invalidi, coppie separate, ecc. – come pure c'è stato un allargamento verso gli aspetti che riguardano la vita quotidiana di tutti noi: il problema della casa, della mancanza o dello sfruttamento sul lavoro, il problema dello spreco di risorse pubbliche e in generale del mancato rispetto dei diritti che lo Stato dovrebbe garantire. Ognuno di noi percepisce il disagio di vivere in un paese che preferisce spendere in armamenti e guerre, favorire le grandi aziende, spendere in grandi opere inutili come Tav, Expo o magari in visite papali e giubilei vari. Così come ognuno di noi vive sulla propria pelle la difficoltà di trovare un lavoro, che comunque sarà molto probabilmente precario e mal retribuito. È per tale motivo che in questa lotta abbiamo incrociato la strada dei lavoratori di scuola ed università, così come con il Movimento di Lotta per la Casa e con altre realtà di riappropriazione e autogestione: esempi virtuosi di gestione del bene pubblico ai fini della valorizzazione per scopi sociali, verso la conquista di diritti fondamentali come l'abitare, il lavorare, la ricerca del benessere e della realizzazione personale. Perché la nostra lotta non riguarda solo un parametro fiscale per accedere agli studi, ma riguarda la concezione del percorso formativo delle persone oggi: sempre più inaccessibile e funzionale solo al mercato del lavoro. Attenzione: non al lavoro, bensì al mercato del lavoro. Ciò che si nasconde sotto la retorica degli ultimi governi di questo paese è sempre lo stesso meccanismo di selezione di classe e di ridimensionamento delle spese per l'istruzione, considerate un lusso in tempo di crisi. Sin dai tempi del Governo Berlusconi la retorica del merito viene sbandierata per limitare gli accessi e diminuire in termini assoluti il numero degli studenti. Inoltre, diminuendo i fondi ed aumentando i costi per gli studenti e le studentesse, diventa sempre più difficile concludere il ciclo di studi per la popolazione meno ricca.
È per questo che abbiamo guardato ad altre esperienze italiane di lotte studentesche che hanno saputo allargarsi ed uscire dalle mura universitarie per inventare nuove pratiche di lotta concrete ed efficaci. La nostra scelta di occupare una palazzina di proprietà pubblica per metterla a valore – un valore che vogliamo socialmente utile –, è infatti una strada già intrapresa da occupazioni come Communia a Roma o Je so' Pazz a Napoli; ma anche come la Fattoria senza padroni di Mondeggi, dove dal libero lavoro di alcune decine di persone si è resa possibile la rinascita di un'intera area agricola.
Bene, noi vogliamo intraprendere questa strada, ovvero la messa a valore del bene pubblico da parte della comunità studentesca e non solo, per affrontare direttamente quel disagio causato dalla riforma dell'Isee come dal continuo taglio della spesa per l'istruzione e per il sociale in generale.


DALLA PROTESTA AL PROPOSTA

La nostra decisione di rispondere subito ad un problema concreto nasce anche dalla volontà di costruire qualcosa di innovativo: uno studentato occupato che non sia solo un tetto sopra la testa, ma un luogo di elaborazione creativa di nuovi valori e di nuovi modi di farli vivere e valere, a partire dalla solidarietà e dal mutuo appoggio quali fondamenta di una totale ridiscussione del modo di amministrare i beni pubblici e dello stare insieme. In via Ponte di Mezzo 27 vogliamo aprire uno spazio sociale dove potersi arricchire culturalmente, incontrando altri studenti e studentesse, organizzando dibattiti, proiezioni e letture, condividendo esperienze e saperi, competenze e passioni. La cultura, che in questo paese viene regolarmente derubricata a voce di spesa inutile e sottomessa agli interessi del mercato, secondo noi deve tornare ad essere strumento di conoscenza e di critica dell'esistente, utile alla consapevolezza di ognuno di noi e del mondo in cui viviamo. Vogliamo aprire uno spazio sociale che garantisca la possibilità di potersi informare e organizzare per risolvere le proprie beghe universitarie, come pure per poter affrontare il mondo del lavoro – precario ed ipersfruttato – con maggiore consapevolezza e strumenti per difendere o conquistare i propri diritti.
Oggi le burocrazie universitarie e sindacali rendono ognuno di noi un burattino incapace di far valere i propri diritti. La prima mossa per passare al contrattacco è: NON DELEGARE.
Vogliamo aprire uno spazio che sia punto di riferimento per un quartiere, quello di Novoli e Rifredi, che sta affogando nell'individualismo e nel degrado sociale.
Qua dentro vogliamo dare la possibilità e la speranza a tutti i vicini di casa di poter migliorare le proprie condizioni di vita discutendo dei problemi del quartiere e non solo, e poi di come risolverli.

Martedì 24 alle 21 ci sarà un'assemblea di quartiere, per spiegare al vicinato quello che stiamo facendo. Per gli studenti interessati, invece, abbiamo fissato uno sportello per il Diritto allo Studio ogni martedì dalle 10 alle 13 al Polo di Novoli, edificio D5. Oppure potete passarci a trovare direttamente in Via del Ponte di Mezzo 27 a qualunque ora.

lunedì 16 novembre 2015

OBIEZIONE VOSTRO ONORE - proiezione e dibattito sull'obiezione di coscienza in Italia e la situazione dei consultori

Sabato 21 Novembre Il Collettivo DeGenerate insieme al Consultorio In Piazza e LaPolveriera SpazioComune organizzano una serata per parlare tutt* insieme della situazione attuale dell'obiezione di coscienza, dell'applicazione della 194 e dei consultori, del diritto di ogni donna ad avere un'assistenza medica adeguata. Qual è la realtà di questo mondo? Come si può cambiare?

E' fondamentale avere coscienza di quale sia la situazione reale per poterla modificare, per riaffermare ancora una volta il nostro diritto alla libertà di scelta e alla autodeterminazione.

Sarà presentata l'inchiesta "Obiezione vostro onore", finalista del Premio Roberto Morrione, che indaga sull'applicazione della 194. Ci confronteremo sul tema e parleremo della situazione fiorentina e toscana con il Consultorio In Piazza. 


Ore 18: Proiezione dell'inchiesta "Obiezione vostro onore" e discussione.

Ore 20.30: APERICENA

Ore 22: 80' VOGLIA DISCO PARTY - djset anni '80 con

evento (evento e info QUI)


NUOVO STUDENTATO OCCUPATO / Via Ponte di Mezzo 27

 
La nostra risposta all'emergenza causata dalla riforma dell'Isee che ha colpito centinaia di studenti a Firenze e' stata una mobilitazione che si e' protratta per quasi un mese nel cercare con le istituzioni una soluzione agli aumenti delle rate universitarie e alla perdita di alloggi e borse di studio.
Di fronte all'indifferenza di Regione e DSU, secondo i quali i soldi non ci sono, abbiamo occupato uno stabile per il quale le stessa Regione ha speso 4 MLN di Euro, nuovo ma abbandonato da 6 anni. Rivendichiamo con questo una soluzione concreta ed immediata al problema degli alloggi a Firenze

 
CONTRO IL NUOVO ISEE – CONTRO IL CARO AFFITTI
Uno stabile di 12 appartamenti, spazio per circa 60 persone reso al suo uso sociale ed abitativo.
PASSA A TROVARCI MARTEDI 17
in Via Ponte di Mezzo 27
ore 13 PRANZO SOCIALE DI PRESENTAZIONE!

sabato 31 ottobre 2015

da Repubblica - Firenze cronaca 31/10/2015



"Qui c'è il cenacolo di Andrea del Castagno, qui c'è la chiesa restaurata e opportunamente trasformata in un comodissimo auditorium: ma sempre qui, se varchi la soglia del Chiostro della Badessa, precipiti all'istante in quel che sembra il centro di Palermo di qualche anno fa o quello di Cosenza Vecchia oggi. Si tratta di uno dei chiostri più grandi di Firenze: chiuso sui tre lati da un colonnato in ordine ionico, di pieno quattrocento e di rara eleganza. Un paradiso trasformato in inferno. Lasciamo perdere l'oscena quinta di cemento su via santa Reparata, degradatasi a velocità superiore a quella dell'architettura rinascimentale cui si appoggia. Quello che potrebbe essere un mirabile giardino o un orto urbano è un acquitrinio pieno di detriti ed escrementi. Alle testate del portico quattrocentesco si accumulano rifiuti ingombranti, vicini ai motori degli impianti di condizionamento, deturpantissimi. E poi le scritte: non solo quelle in greco del Sessantotto (ma anche quelle, magari dopo averle fotografate, vanno tolte: siamo seri!), ma una miriade di altre, fino ad alcune recentissime, proprio sotto quel che rimane degli affreschi tardo-barocchi. Di chi è la colpa? Non del Diritto allo Studio: che si è già dissanguato per rimettere a posto un complesso che utilizza solo in parte. Il fatto è che il Chiostro è caduto nel buco nero burocratico del passaggio tra il demanio e la regione e nell'attesa che qualcuno sbrogli la matassa della maledetta proprietà, il degrado si fa sempre più grave, vicino all'irreversibilità. E come spesso accade, il silenzio della soprintendente Marino è assordante: davvero la soprintendenza non ha nulla da dire, e nessuno da richiamare, di fronte all'agonia di questo straordinario monumento?
Qualcuno opinerà che è colpa degli studenti, che hanno occupato un'aula o due del primo piano, e che hanno chiesto e ottenuto (ed è stato un errore concederlo in queste condizioni) che il chiostro rimanga aperto fino a mezzanotte. Credo che sia giusto, anzi sacrosanto, che gli spazi monumentali del centro di Firenze ospitino la vita quotidiana dei fiorentini, a cominciare proprio dagli studenti. Anzi: queste presenze sono l'ultimo dettaglio che ci distingue da un parco a tema popolato di figuranti. Ma il prezzo non può essere l'abbandono totale: lasciare andare in malora quel chiostro “perché è degli studenti” significa associare il bene comune al degrado, la democrazia allo sporco, l'uguaglianza alla mancanza di bellezza. E per di più avviare una spirale di degrado che vanifica qualunque sforzo di crescita civica e culturale che quegli studenti possano fare nelle loro aule: perché, parafrasando Nanni Moretti, chi vive in un posto brutto, diventa brutto. E qui, però, è la giunta di Dario Nardella che deve farsi un esame di coscienza: un'amministrazione che vende ai privati palazzi e giardini pubblici che cosa offre ai ragazzi, che hanno bisogno di spazio pubblico come del pane? Alberghi di lusso e ristoranti stellati? È questo il vero dramma di Firenze: di fronte al quale impallidiscono le pedanti e marginali indicazione dell'Unesco. A pochi metri da Sant'Apollonia, il grande scheletro di Sant'Orsola ci ricorda che la rovina materiale è solo la conseguenza della mancanza di un progetto politico, di una idea di città."

(Tomaso Montanari, su Repubblica - Firenze cronaca del 31/10/2015)

venerdì 16 ottobre 2015

STUDENTI CONTRO IL NUOVO ISEE – La Polveriera

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti [e tutte, ndr] all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (art.3 della Costituzione)


Se invece di rimuovere gli ostacoli - come prescritto dalla sua legge fondamentale - il governo ne impone di nuovi, insorgere è un dovere, prima ancora che un diritto.
La lotta intrapresa di recente dagli STUDENTI CONTRO IL NUOVO ISEE su tutto il territorio nazionale apre la possibilità di catalizzare rivendicazioni ben più ampie rispetto al solo ambito studentesco da cui ha preso le mosse.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a manifestazioni, presìdi e cortei studenteschi che denunciavano a gran voce le gravi incongruenze tra i risultati prodotti dal nuovo metodo di calcolo della situazione economica delle famiglie italiane e il loro effettivo livello di benessere: “siamo diventati ricchi e non lo sapevamo”, questa è l'assurdità che ci siamo ritrovati a constatare.
Con la rabbia di chi teme per il proprio presente e futuro, abbiamo preteso unanimemente un confronto con le istituzioni, compiendo un primo importante passo per uscire dall'isolamento e dell'apatia sociale che ci rende deboli e ricattabili. 
Il 13 ottobre, incoraggiati dalle mobilitazioni studentesche diffuse in molte città italiane, ci siamo presentati alla sede fiorentina dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, per discutere e ritrattare personalmente la condizione di più di 360 studenti che, secondo il nuovo metodo di calcolo dell'ISEE, risultano “NON PIU' IDONEI” ad avere un alloggio o un'agevolazione per gli studi nonostante la loro condizione economica sia rimasta invariata.
Insieme a questi studenti ingiustamente esclusi dalle graduatorie abbiamo chiesto ed ottenuto una proroga della data di uscita dagli alloggi (dal 15 ottobre, come previsto dal Dsu, è stata spostata al 25 ottobre) e preteso l'impegno di una presa di posizione politica in difesa dei diritti di TUTTI gli studenti davanti all'opinione pubblica, alla Regione e al Ministero.
Possono sembrare traguardi di piccola entità se paragonati ai cambiamenti necessari per far sì che si possa raggiungere un effettivo stato di “welfare”: tuttavia la nostra lotta è costretta ad ripartire dalle basi, dovendo combattere non per uno stato del benessere ma per uno stato dove non siano i fondi destinati ai diritti fondamentali ad essere razionati.
È quindi necessario che la proroga venga sfruttata con astuzia per alzare il livello del conflitto, coinvolgendo coloro che ancora non si sono accorti dell'effetto che può provocare una richiesta legittima e ben motivata.
Per questo motivo, in qualità di studenti e di membri dell'assemblea della Polveriera, il 14 OTTOBRE abbiamo partecipato all'Assemblea del Senato Accademico per far valere le nostre rivendicazioni e per arrivare dove il Dsu non può o non ha interesse di arrivare, rappresentando la situazione di molti studenti che pur non avendo perso la casa si vedono negata la possibilità di proseguire i loro studi per un aumento spropositato e ingiustificato delle tasse universitarie.
In questo modo lavoriamo affinché la nostra lotta possa smuovere dalle fondamenta la società intera, anche al di fuori del contesto studentesco, arrivando a mettere in discussione le manovre economiche prese da un governo che aumenta la soglia reddituale delle famiglie ma non adatta le soglie che danno diritto alle prestazioni sociali, dalle riduzioni dei ticket sanitari alle agevolazioni sui trasporti fino alle pensioni di invalidità.
Tali cambiamenti pesano inevitabilmente su un'ampia percentuale della popolazione, i cui volti sono difficili da scorgere leggendo freddi fogli di statistiche che utilizzano indici parziali e categorie poco rappresentative della realtà (come, ad esempio, il valore irrilevante che viene dato alle varie forme mi disabilità).
Continueremo a pretendere un dialogo diretto con le istituzioni, in quanto è la lontananza tra la politica e le persone comuni che consente a chi pretende di governarci di contraddire l'interesse comune (vedi l'articolo 3 della Costituzione sopra citato) prendendo decisioni che peggiorano palesemente le condizioni di tutti.

PER QUESTO È NECESSARIO ESSERE PARTECIPARE IN PRIMA PERSONA ED ESSERE PRESENTI:

LUNEDÌ 19 OTTOBRE - ore 21:00 assemblea degli studenti di tutte le residenze universitarie alla residenza di Salvemini.
MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE - presidio presso il Consiglio di Amministrazione del DSU in Viale Gramsci 36.

VENERDÌ 23 OTTOBRE - presidio sotto il Consiglio Regionale Toscana in via Cavour 4.

giovedì 8 ottobre 2015

8° MERCATO CONTADINO E DELLE AUTOPRODUZIONI in Sant'Apollonia









Come ogni seconda domenica del mese nel chiostro della Polveriera (via santa reparata 12r firenze ) prende forma il mercato contadino e delle autoproduzioni artigianali.
Segui gli aggiornamenti sulla pagina https://www.facebook.com/Mercato-Contadino-E-Delle-Autoproduzioni-in-Polveriera-968845099842475/timeline/

_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Stiamo inoltre avviando il percorso per rendere operativo il sistema della GARANZIA PARTECIPATA, nel quale il produttore mette a disposizione il proprio campo, orto, azienda, cucina o laboratorio per visite aperte ad altri produttori e consum-attori.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l'abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un'azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L'assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo. per informazioni scrivere a mercatopolveriera@gmail.com



PROGRAMMA:
Dalle 9 alle 22 vendita di verdure, frutta, formaggi, miele, vino, carne, pane, erbe aromatiche e medicinali, saponi naturali, artigianato naturale.

durante il pranzo ci accompagnerà con la sua voce e la sua chitarra la cantautrice fiamminga Katrien Snoeys.

Dalle 15 ci sarà nel chiostro un'assemblea pubblica che coinvolgerà tutti i produttori del mercato. Parleremo di spazio fuori mercato con Mondeggi Bene Comune.

"..è fondamentale costruire una nuova alleanza strategica tra le realtà e i movimenti urbani e rurali, che superi non solo idealmente, ma anche materialmente le categorie classiche di produttore e consumatore, riuscendo a spostare l'agire da individuale a collettivo."


Nei locali al piano superiore de LaPolveriera SpazioComune dalle 15 alle 18 si terrà il RE-START Restarter Firenze, porta il tuo elettrodomestico che non funziona piu e ti aiutiamo ad aggiustarlo!
PARTY

Dalle 18 aperitivo benefit per il Presidio Permanente No Borders - Ventimiglia

Dalle 18.30 sonorità dal mondo con i DansLaRue


Sarà presente tutto il giorno un laboratorio di ciclofficina, una consulente olistica a disposizione e ginecologhe e psicopterapeute del consultorio in piazza.

sabato 3 ottobre 2015

Ventimiglia chiama, Firenze risponde

In questi mesi abbiamo assistito ad un crescendo di delirio mediatico sulla questione migranti: ondate, invasioni, emergenze, stragi nel Mediterraneo. Questi ritornelli in televisione e sui giornali ci hanno accompagnato durante tutta l'estate.
Abbiamo quindi deciso di recarci personalmente a Ventimiglia con un convoglio di aiuti raccolti insieme all'Ass. Anelli Mancanti e AUCS, iniziativa premiata dalla generosità di tantissimi studenti, studentesse ed abitanti di Firenze che ci hanno permesso di raccogliere centinaia di abiti, decine di scarpe, coperte, materiale per l'igiene personale, cellulari e tende.
Oggi però da Ventimiglia viene lanciato un secondo appello, in risposta alla violenta repressione di questi giorni. Per questo abbiamo deciso di aderire e partecipare alla manifestazione di Domenica 4 Ottobre per la libertà di movimento, di seguito l'appello dei NO BORDERS:

CHIAMATA NO BORDERS ALLA LOTTA INTERNAZIONALE PER LA LIBERTÀ DI
MOVIMENTO – domenica 4 ottobre manifestazione a Ventimiglia

All’alba di Mercoledì 30 Settembre due ruspe e tre camion hanno distrutto in sei ore un luogo di solidarietà costruito in oltre tre mesi grazie al supporto dei migranti in viaggio e dei solidali di tutta Europa. Hanno pensato che oltre alle tende, alla cucina, alle docce, avrebbero demolito anche il cuore della lotta No Borders. Si sbagliano: il Presidio ha mostrato di valicare ogni barriera fisica e materiale contrapponendo alle barriere la costruzione comune di un territorio di solidarietà, relazioni e lotta internazionale per la liberà di movimento per tutte/i e contro ogni confine.
Quello che abbiamo visto accadere in questi mesi a Ventimiglia, avviene anche altrove: Choucha, Lampedusa, Calais, Parigi, per citarne solo alcuni. Sono altri luoghi di resistenza, posti di frontiera interni ed esterni della “Fortezza Europa”. Spazi di transito dove alla violenza del viaggio, dei maltrattamenti subiti dalla polizia e dai trafficanti, si unisce la violenza del confine materiale, una linea immaginaria militarizzata senza pudore. La violenza di un limbo in cui i migranti diventano pedine da ripartire tra vari stati in un gioco di ambiguità legislative. Vediamo un’Europa che professa libertà di movimento mentre Schenghen si riduce ad ennesimo dispositivo che rafforza le gerarchie tra chi è cittadino e chi non lo è e per questo rimane intrappolato nelle disposizioni di Dublino III, che vincola la domanda d’asilo al primo paese di arrivo.
Sappiamo bene che il controllo non è l’unica strategia messa in campo nella gestione della migrazione: quel che denunciamo, oltre alla chiusura dei confini, è il drenaggio classista e razziale dei flussi, attraverso cui gli stati cercano di accaparrarsi la manodopera più qualificata, talvolta creando un vero e proprio “business dell’accoglienza” in cui i rifugiati diventano possibilità di profitto per le cooperative, talvolta attraverso lo sfruttamento redditizio dell’illegalità, sistematicamente infine nello sfruttamento sul lavoro.
Meno di un mese fa scrivevano che a Ventimiglia non c’erano più migranti, e in poco tempo il nostro campo ospitava 220 migranti in transito. Oggi viene scritto che la giornata del 30 settembre, iniziata con uno sgombero e finita con la spartizione degli ottanta presidianti tra commissariato, carabinieri e Croce Rossa, “è stata una giornata di soluzioni”.
Il confine resta però chiuso e i migranti che erano disposti a rischiare la propria vita sugli scogli per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, sono ora per strada.
I solidali restano con loro. Loro restano con i solidali. Resteremo uniti nella lotta finché “le soluzioni” pensate non portino all’apertura del confine: é questa la decisione che ha concluso la prima assemblea del No Borders Camp in esilio.
Distruggere le nostre cose, circondarci con centinaia di agenti e decine di blindati, non è una risposta al problema dell’abominio rappresentato dai respingimenti in frontiera.
I migranti arriveranno ancora, e le stesse violazioni saranno perpetrate. Ci hanno tolto casa ma non ci hanno fermato. Oggi siamo più forti, più determinati e ancora più uniti.
Chiamiamo con un appello internazionale chiunque sia convinto, assieme a noi, che la storia della lotta contro i confini sia solo all’inizio e che oggi, ancora più che ieri, sia il momento di gridare con tutte le nostre voci:
WE ARE NOT GOING BACK!

DOMENICA 4 OTTOBRE 2015 ORE 14:30 ALLA STAZIONE DI VENTIMIGLIA
MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE

HURRYA!

Presidio permanente No Borders Ventimiglia in exile





mercoledì 30 settembre 2015

WALL SKIN IS COMING - Blockparty con 400 Drops (2/10)


Dalle 16 alle 22,30 sotto i loggiati del chiostro di San'Apollonia,
400 Drops e LaPolveriera SpazioComune presentano: WALL SKIN IS COMING, con tutti gli artisti che parteciperanno al prossimo WALL SKIN, riuniti per la preparazione delle opere che verranno esposte alla prossima Florence Tattoo Convention.

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A sonorizzare il tutto MILLELEMMI / TomatoSoundSoup / THX

dalle 16 - Live painting: -BUE 2530 / DANINJAZ / FONE / URTO / FRENOPERSCIACALLI / ALESSANDRO ARBI / HOPNN / MOALLASECONDA / RMOGRL 8120 / SIL VICIUS / FORMA / ILARIA GUARDUCCI / MANO / STELLECONFUSE / MR.G. / FEDERICO SANTINI / MASSIMO MIAI / NICOLA GIORGIO / DISCORDIA CORNER / LOPEZ / UMBERO STAYLA / VLR139 / AIKUBOY / JAMES BOY / K. / APO / REQUIEM /CUGNETTO / ZEUS / DON LUMACA / GNOB / CHUNKY / LOR3 / GIULIA BRACHI / BLA32 / LE VANVERE / BLEKKK /
Dj set:-THX / TOMATO / MILLELLEMMI
Info - 400 DropsContacts - 400drops@gmail.com

NO BUSINESS ALLOWED, AND KEEP THE FASCISTS OUT

venerdì 11 settembre 2015

VII MERCATO CONTADINO E DELLE AUTOPRODUZIONI in Sant'Apollonia 13/9



Ogni seconda domenica del mese nel chiostro di Sant'Apollonia (via Santa Reparata 12r Firenze ) prende forma il mercato contadino e delle autoproduzioni artigianali. 
Che cos'è che contraddistingue questo mercato da tutti gli altri? Ebbene, qua...

_Promuoviamo relazioni economiche eque incentrate sullo scambio, l’interazione, la fiducia e la trasparenza, contro le logiche capitaliste e di sfruttamento delle risorse.
_Promuoviamo la FILIERA CORTA e lo scambio di saperi. Pensiamo che sia un diritto poter portare il cibo nelle città al di fuori della filiera commerciale e della grande distribuzione. I prodotti biologici ma industriali NON hanno niente a che vedere con la salvaguardia della terra.
_I produttori e i trasformatori che partecipano al mercato in Polveriera praticano agricolture senza chimica di sintesi e senza l’uso di prodotti chimici industriali, e comunque limitando il più possibile l’utilizzo anche di quei prodotti permessi dai disciplinari del biologico ma che non salvaguardano la terra, le risorse ed esseri viventi.
_Ogni produttore espone sul banco la propria AUTOCERTIFICAZIONE che costituisce assunzione di responsabilità da parte del produttore rispetto alle caratteristiche di ciò che propone.
_Stiamo inoltre avviando il percorso per rendere operativo il sistema della GARANZIA PARTECIPATA, nel quale il produttore mette a disposizione il proprio campo, orto, azienda, cucina o laboratorio per visite aperte ad altri produttori e consum-attori.
_Difendiamo la libera trasformazione dei prodotti contadini e favoriamo l'abolizione di intermediazioni tra produttore e consumatore.
_Attraverso questo mercato riportiamo VITA in uno spazio abbandonato da anni in pieno centro a Firenze e chi vi partecipa è consapevole di star compiendo un'azione politica ben precisa.
Tutte le decisioni riguardanti il mercato vengono prese con metodo assembleare. L'assemblea dei produttori è due settimane prima del mercato successivo.


DAL POMERIGGIO saranno con noi i DANS LA RUE 

un duo/trio acustico di chitarre e percussioni, che esplora e rivisita varie musiche tradizionali e popolari dal mondo ci porterà in viaggio attraverso varie tradizioni e culture. "Seguiamo le tracce di Bob Brozman (chitarrista/antropologo) portando avanti il suo lavoro di riscoperta della "musica viva. Nella nostra musica cerchiamo di cogliere le caratteristiche vive di queste culture, come la musica e i ritmi sincopati dell' isola de La Reunion (Madagascar), le melodie esotiche dell'India, la musica Hawaiiana e quella Caraibica. Il ritmo, le dinamiche sonore e l'improvvisazione sono ciò da cui nasce la nostra musica, rappresentano ciò che coinvolgerà l'ascoltatore in un viaggio intorno al mondo, tra brani originali e non. Ogni musica ha una storia. Noi ve la raccontiamo, attraverso i suoni, gli strumenti e i ritmi".
- Simone Baggia: Hawaiian steel guitar, charango, chitarra acustica,
ukulele & voce
- Marco Galli: cajon, bongò, shaker & voce
- David Domilici: udu, talkin' drum, caxixi, berimbau

INOLTRE SIAMO LIETI DI INFORMARVI che dal pomeriggio alla sera sarà con noi la
CANTADINA genovese SIMONA UGOLOTTI con lo spettacolo SEMISERI!
Attraverso la storia di una contadina, potremo capire come difendere il nostro futuro, scansando trappole e illusioni. Una contadina che ha partecipato e vissuto questa esperienza e le ha permesso di ridare valore e importanza al proprio mestiere. Dai semi, alla montagna, all'attività' politica, compresa la dura realtà' di questo meraviglioso mestiere, tra voci dal futuro e il suono della falce.
Lo spettacolo e' narrato in maniera originale, tra canzoni e una comicità quasi involontaria che renderà leggeri i luoghi di riflessioni in cui ci ritroveremo insieme.
Oltre allo spettacolo teatrale la cantadina Simona Ugolotti ci accompagnerà con il suo concerto rurale: canzoni originali scritte per raccontar la vita di campagna, canti tratti da un repertorio tradizionale riveduto e ironicamente aggiornato! tra pecore lupi api e asinelli, magiche erbe e storie bellissime, nelle orecchie rimarrà un canto:
SALVA IL CONTADINO SE VUOI BENE AL TUO BAMBINO!



INDICAZIONI STRADALI
Dalla stazione di S. M. N. percorri Via Nazionale contromano fino all'incrocio in Piazza Indipendenza. Gira a destra in via XXVII aprile e alla seconda traversa (a destra) ci trovi.
Da Piazza San Marco (punto di passaggio di tutte le linee ataf) imbocca via XXVII aprile ed è la seconda strada sulla sinistra. Fermata autobus: Santa Reparata

venerdì 19 giugno 2015

Presentazione di DIARIO DI ZONA di Luigi Chiarella (Giovedì 25 Giugno)

Giovedì 25 Giugno la polveriera ospiterà la presentazione di DIARIO DI ZONA (edizioni Alegre) con l'autore Luigi Chiarella (in arte Yamunin).
a partire dall ore 20:00 apericena
ore 21:15 inizio presentazione




Luigi Chiarella (Catanzaro 1976) attore e drammaturgo, lavora in teatro dal 1998. Tra un impegno teatrale e l’altro ha lavorato anche come postino, venditore, magazziniere, libraio, operaio. Cura il blog “yamunin”. In rete lo trovate all'indirizzo https://twitter.com/yamunin


La recensione di Diario di zona uscita su L'Indice dal titolo: «Precariato in Wonderland» (ripresa da http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=20923 )

di Franco Pezzini
Che il cielo della letteratura sia solcato dagli UNO (Unidentified Narrative Objects , come li definiscono con ironia da laboratorio i Wu Ming) non rappresenta in sé un fatto nuovo. A prescindere da ogni meticciato tra generi (frutto essi stessi, lo sappiamo, di etichette di comodo) è da sempre che testi di imbarazzante collocazione formale ampliano i confini del letterario: inchieste o memoriali che diventano romanzi, saggi brevi modellati in novelle, e così via. Ciò che piuttosto pare nuovo è il tipo di attenzione a questi oggetti alieni e al dato stesso di un’irriducibilità agli schemi, spesso in rapporto con forme di resistenza etica e politica. E non stupisce che ora gli UNO assurgano a oggetto specifico di una nuova collana, “Quinto Tipo” (di incontri ravvicinati, a continuare ironicamente la metafora ufologica) diretta da Wu Ming 1 per le romane Edizioni Alegre.
Che già in passato, va detto, ne avevano offerto esempi significativi: uno tra tutti quell’ Amianto. Una storia operaia di Alberto Prunetti riproposto da Alegre nel 2014 in versione arricchita (prefazione di Valerio Evangelisti, postfazione di Wu Ming 1 e Girolamo De Michele, pagg. 192, euro 14,00) dopo la prima edizione per Agenzia X, 2012 (cfr. “L’indice”, 2013, n. 2). Un grande libro che salda con incredibile equilibrio (vivacità, commozione, ironia) la memoria personale e familiare, l’inchiesta sul lavoro, la saga operaia e il romanzo (quasi) picaresco, restituendo voce a un intero popolo di lavoratori dell’acciaio in un’Italia che affastella leggi sull’Ilva e pratiche sui morti d’amianto. Per importanza civile, qualità e onestà di narrazione, Una storia operaia di Prunetti è sicuramente uno dei grandi libri italiani degli ultimi anni.
I temi del lavoro e della denuncia sociale sposati a una convincente cifra narrativa riemergono ora nel primo titolo di “Quinto tipo”, Diario di zona di Luigi Chiarella in arte Yamunin (2014, pagg. 319, euro 16). L’epoca sono i primi anni Dieci: Chiarella, uomo di teatro, calabrese da anni immigrato in una Torino che sta imparando a conoscere (nel bene e nel male), si trova all’improvviso senza lavoro. Inizia così, nell’impennare dell’ansia, una raffica di vani tentativi di collocarsi e, dopo molto peregrinare, l’uomo deve infine accettare un impiego precario da letturista dei contatori dell’acqua. L’esperienza è all’inizio traumatica: suonando i campanelli riscontra (come temeva, ma non a tal punto) più sospettosa ostilità che collaborazione, e tutto un codazzo di reazioni sociali frutto in parte della “nuova” crisi, in parte legati a problemi più antichi, specifici o meno di Torino.
Di fronte a un lavoro quotidiano che impatta su di lui in modo tanto pesante, Chiarella reagisce però con gli strumenti che gli sono propri: e inizia a raccontare sul blogSatyrikon le avventure delle proprie giornate in una Wonderland urbana tra pulsantiere e cantine, androni e pozzetti. Riproducendo dialoghi, ricostruendo situazioni, rievocando sensazioni e sentimenti degli interlocutori e naturalmente propri: dove lo stile del resoconto risente certo della sua vocazione teatrale (scambi verbali straordinari, un’attenzione vivida alla mimica e al senso complessivo della scena, grande fluidità negli stacchi da un incontro all’altro) ma con l’assoluta autenticità di un’esperienza umana.
Tale materiale è oggi riproposto, coordinato e rivisto, nel volume per Alegre: qualcosa che non rappresenta semplicemente un’ibridazione sperimentale di generi narrativi, ma quel tipo di esplosione di forme note che genera energia narrativa. Chiarella offre così un testo che è insieme memoria dal ventre buio del lavoro in Italia (tanto spesso sfruttato, avvilente, deumanizzante) e inchiesta sociale sulla vita dietro i muri dei palazzi, occhieggianti di una popolazione in sindrome da assedio; che è album fotografico (per l’intensità delle inquadrature in cui ferma bozzetti, istanti di vita urbana, emozioni e moti di viscere) e impagabile studio linguistico, con tanto di rese grafiche della Babele di idiomi neppure più semplicemente riconducibili a varianti dialettali. Che è, ancora, un’incredibile mappa di una città ignota ai suoi abitanti, in obliquo rispecchiarsi in altre infinite città invisibili di tutta Italia (il lettore subalpino può avvicinarla insomma con lo stesso sapore di perturbante che avvertono i non-torinesi); una mappa che lascia anzi decifrare (come, qualcuno fantastica, quella di Piri Reis) i profili di terre nascosti dai ghiacci del quotidiano. E attraverso tutti questi motivi ma insieme per il suo respiro e intensità, Diario di zona finisce col rappresentare anche un grande romanzo urbano.
Dove troviamo di tutto. Dall’incontro inatteso con la nipote di Che Guevara alla memoria di Salgari, dal meteorite custodito come un Palladio nel ventre di una collina sul Po agli scambi di battute con un vecchio mafioso, dalle battaglie ideali su scuola pubblica e no-Tav allo strapotere cittadino di una squadra di calcio legata (guarda caso) a una grande azienda automobilistica. Chiarella lavora sodo ma intanto ascolta, parla, assembla un memoriale che contro ogni pregiudizio (che sarà mai, la vita di un letturista) incalza invece il lettore pagina dopo pagina.
Muovendosi in bicicletta, con un libro per i tempi morti e un’ideale e ricchissima colonna sonora nella testa e nella voce (dove letture e musica costituiscono un vero e proprio contrappunto alle avventure quotidiane) Chiarella costruisce così il resoconto di un’esplorazione nel profondo di quei visceri spaziali e sociali che tanto rivelano di una comunità. Scopre una città dalle porte sempre più chiuse (sospetto, ostilità, tanta paura), ma anche improvvise resistenze di calore umano, specie dei più anziani; scopre miopie e memorie, a volte intenerite o straziate, mentre latita la speranza; scopre rabbie covate, a volte grette di razzismo più o meno esplicito, ma altrove mosse da indignazioni più alte. Ci sono i ricchi, certo, magari arroccati in vere e proprie case-fortezze; ma soprattutto sacche diversificate e diffuse di povertà (economica, culturale, affettiva) tra edifici nati male o male conservati, caseggiati in semi abbandono, aree lasciate a se stesse. A mappare a quel punto una diversa toponomastica, Chiarella prende però ad annotare i nomi dei partigiani caduti disseminati sulle lapidi lungo le strade: ricordi che riportano ai fondamenti di qualche vita civile, contro ogni vieta retorica o strumentalizzazione.

Diario di zona , dunque, perché “zone” sono le porzioni numerate della città battute dai letturisti; ma il termine richiama anche, in senso meno tecnico, brandelli di un corpo urbano senza riferimento a un centro. È infatti periferia dove vedi le cose da un punto di vista marginale rispetto alla città in bella mostra, quella dei lustrini e dei manifesti arguti coi giochi di parole, delle iniziative-vetrina e dei grattacieli puntati tra amministrazioni e banche. È periferia la stragrande maggioranza della città, e persino il centro colto da certe angolature, come sottoterra, negli infernotti o comunque “da sotto”, in tutti i sensi possibili. Grattando appunto sotto la superficie, scavando sotto l’immagine di figura e in qualche modo farlocca (non foss’altro per lo scarto percentuale tra chi la incarna e il resto della popolazione) Chiarella riflette e fa riflettere tra rabbia, commozione e ironia sulle urgenze di una convivenza (presunta) civile. E dal suo punto di vista periferico (il lavoro precario, faticoso e avvilente, destinato oltretutto a un’amara e grottesca conclusione) consegna un romanzo che va ben oltre il semplice cahier de doléances o uno specifico torinese, e meriterebbe un attento ascolto.